venerdì 24 settembre 2010

Appmania secondo L'Espresso

La Bibbia della tecnologia americana, il mensile "Wired", non ha dubbi: la Rete così come l'abbiamo conosciuta fino a oggi (cioè ricchissima e quasi sempre gratuita, ma anche caotica e un po' anarchica) è ormai in declino. Il futuro è delle applicazioni: vale a dire di quei programmini semplici e ordinati che attraverso Internet ci offrono informazione, video, socialità, strumenti di lavoro e di divertimento.
Il grande motore di questa rivoluzione, insieme all'iPhone, è l'iPad.

La tavoletta di Apple può ovviamente navigare anche via browser nella "vecchia" Rete, ma ha il suo punto di forza e di innovazione proprio nell'uso quasi infinito di centinaia di migliaia di "app". Ogni quadratino cliccato sullo store di Cupertino è infatti la porta d'ingresso in un mondo, e uno solo, che di volta in volta diverte, affascina, intrattiene, è utile: un videogioco, un aggiornamento sulle condizioni meteorologiche, un libro, un dizionario, una visita virtuale in 3D in un'altra città e così via. Le app selezionano, elaborano e impacchettano contenuti digitali per distribuirli comodamente sui dispositivi portatili degli utenti. E piacciono, rassicurano, divertono: soprattutto, facilitano l'approccio a Internet di tutti quei potenziali utenti (ancora metà della popolazione, in Italia) che non sono mai entrati in Rete, spaventati dalla caotica Babele del Web. Finora, per capirci, ne sono state scaricate 6 miliardi e mezzo in tutto il mondo (limitandosi a quelle targate Apple).

Certo, prima di essere messe on line le applicazioni devono essere approvate (addio libertà assoluta della Rete) e, sebbene ce ne siano molte gratuite, spesso hanno un costo per l'utente. Di qui un nuovo, immenso mercato: secondo la società di ricerca americana Gartner nel corso del 2010 si saranno spesi 6,2 miliardi di dollari per acquistare applicazioni mobili - e i numeri sono destinati a quadruplicare nel corso dei prossimi tre anni. Una manna per Apple (che trattiene il 30 per cento su ogni transazione) ma anche un mercato aperto alla creatività e all'ingegno di chi sa inventarsi e sviluppare contenuti di successo, che sia una grande software house californiana o un singolo postadolescente indiano.

...Ci sono infine le app per i bambini, molto amate dalle mamme che le utilizzano come babysitter digitali: come "Alice nel paese delle meraviglie", "Red Fish" (per gli esercizi di creatività), "Alphabet Fun" (educativo), "123 Talking Color" e "Monkey Preschool Lunch Box" (per imparare a riconoscere lettere e numeri). In cima alle classifiche anche "Miss Spider's Tea Party" che alterna giochi istruttivi a favole interattive. In Italia tra le applicazione più diffuse per i ragazzi c'è "Tavolozza", uno strumento per disegnare (con la punta del dito, naturalmente) che consente però di aggiungere alla propria opera anche le immagini di svariati oggetti e foto, a mo' di collage.

E c'è spazio anche per "iFiabe", declinazione in chiave contemporanea del vecchio libro da leggere ai figli per farli addormentare: il suo equivalente in inglese "Dr. Seuss", la versione per iPad delle storie più amate dai ragazzini americani, ha reso milionario il giovane programmatore d'origine indiana Michel Kripalani, che con la sua Oceanhouse Media ne ha sviluppato l'applicazione. Semplici libri testuali di favole in digitale? No, perché le potenzialità sono molte di più. Date un'occhiata al nuovissimo "Grimm's Rumpelstiltskin" sviluppato da Ideal Binary e scoprirete che sfogliando le pagine potrete anche muovere i personaggi, far uscire gli oggetti dalle pagine e far girare le nuvole, con una rilassante musica di sottofondo. Magie dell'iPad, appunto.

dall'articolo
Buonanotte Web benvenute app
di Federica Bianchi e Alessandro Longo
C'era una volta la Rete totalmente libera, caotica e un po' anarchica. Con i software per iPad sta prevalendo un nuovo modello. Ma è migliore o no?


(L'Espresso, 22 settembre 2010)
http://espresso.repubblica.it


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